Sbocchi professionali dopo l’università: perché scegliere il ricercatore


Chi inizia a seguire un percorso di studi universitario di rado lo fa con l’intenzione a monte di voler diventare ricercatore. Si sceglie il percorso di studi in base al lavoro che desideriamo svolgere, il più delle volte legato ad esperienze di vita che ci hanno portati a conoscere quella professione e apprezzarla.

Per questo il desiderio può essere quello di diventare medico, avvocato, insegnante o altre professioni. E per questo allora scegliamo di iscriverci a medicina, legge o scienze della formazione.

Il percorso di studi perciò è finalizzato al raggiungimento dell’obiettivo, ma in pochi scelgono di diventare ricercatori fin da subito: questo può essere ad esempio dovuto alla scarsa conoscenza a riguardo di questa professione.

Risulta perciò importante parlarne, capire perché scegliere di diventare ricercatore e come si fa, soprattutto. Sicuramente in molti sarà capitato di trovarsi di fronte a bandi per concorsi pubblici in cui si offriva un posto da ricercatore, bandi che possono essere trovati anche su siti come https://www.subito.news/concorsi-esami/.

Ma basta superare il concorso? In cosa consiste? Quali sono i requisiti?

Cosa fa il ricercatore?

Il ricercatore è una professione strettamente legata al campo universitario e si occupa, nello specifico, di effettuare ricerca scientifica nel settore di competenza.

Quindi l’attività specifica legata al ricercatore cambia in base alla materia studiata, si può fare ricerca in infermieristica o biologia, nell’accezione più comune, ma non sono solo questi i campi in cui si opera.

Possono esserci infatti ricercatori anche in matematica, economia o anche lettere e filosofia. La ricerca non consiste semplicemente nella scoperta di nuove tecnologie, la scoperta biologica o medica, o comunque quella strettamente legata all’ambito scientifico.

Con ricerca si intende tutte le procedure di identificazione, interpretazione e revisione di fatti o eventi, di qualunque tipo, con lo scopo poi di stilare un saggio, trascrivere i risultati e trasmettere così la conoscenza agli altri.

Può essere ricerca anche il solo approfondire un argomento già noto, il verificarne la veridicità o l’analisi di fatti già accertati.

In altre parole, quindi, la ricerca può essere svolta in qualsiasi campo e con qualsiasi finalità purché abbia lo scopo finale di studiare un argomento e trasmettere le proprie rilevazioni ai prossimi.

Essendo un attività strettamente legata alla conoscenza, perciò, chi svolge ricerca il più delle volte ha anche un ruolo nell’attività didattica universitaria come assistente o direttamente come professore.

Come si diventa ricercatore?

Il passaggio principale, quindi, è quello di avere conseguito un percorso universitario e aver ottenuto un dottorato di ricerca. Bisogna essere, prima di tutto, in possesso di una laurea nel settore di interesse, dopodiché è possibile entrare nell’ambito della ricerca solo dopo aver superato un concorso pubblico.

Per riuscire a superare il concorso è importante anche aver maturato un curriculum in cui vengono prese in considerazione pubblicazioni su riviste e altre esperienze di ricerca. Le esperienze e le conoscenze pregresse risultano strettamente preferenziali e sicuramente aiutano nel punteggio finale, ma non sono sufficienti a raggiungere l’obiettivo.

Il concorso pubblico, indotto dai singoli atenei, si compone infatti di diverse prove a volte anche particolarmente difficili, che richiedono di mettere in atto tutte le conoscenze maturate fino a quel momento.

Le singole prove proposte variano in base al campo di studi e al tipo di ricerca che si vuole svolgere, ma solitamente si compongono da una parte scritta, una parte orale e talvolta possono richiedere una parte anche pratica.

I concorsi, essendo organizzati dai singoli atenei, inoltre non hanno una scadenza fissa o delle modalità prestabilite: in base alle necessità dell’università, possono essere indotti concorsi in qualsiasi momento ed eventualmente con specifiche richieste.

Superato il concorso, al ricercatore potranno essere proposti 2 tipologie differenti di contratto a tempo determinato:

  • Tipo A: Contratto di 3 anni, rinnovabile per altri 2 una sola volta.
  • Tipo B: Contratto di 3 anni non rinnovabile.

Conclusi i 3 anni di servizio può essere richiesta la conferma del ruolo, che può essere negata. Questo però non è un giudizio totalizzante, in quanto dopo 2 anni è possibile ripresentare richiesta.

Un altro sbocco, dopo il contratto da ricercatore a tempo determinato, è quello relativo al passaggio all’incarico di professore associato, conseguibile dopo un altro concorso pubblico.

In conclusioni

Il ricercatore è un campo che in pochi scelgono da subito come professione, in quanto poco conosciuta e probabilmente anche poco pubblicizzata, ma per chi già frequenta l’ambito universitario può diventare invece un sogno.

Fare ricerca scientifica significa immergersi completamente nella materia di studio scelta e studiata, approfondire, far parte di un processo di crescita, avanzamento tecnologico e cultura.

È in realtà una professione che può dare enormi soddisfazioni personali, soprattutto per chi sceglie di intraprendere un percorso di studi per passione legata alla materia.

Per diventare ricercatore è necessario aver maturato un buon curriculum, oltre che avere una laurea nel campo d’interesse, e c’è necessità successivamente di superare un concorso pubblico.