La riforma della scuola secondaria superiore

La riforma della scuola secondaria superiore


Dall’anno scolastico 2010/2011 è entrata in vigore la riforma del secondo ciclo di istruzione. 
E’ cambiato il volto della scuola secondaria superiore, completamente riorganizzata per offrire un panorama più chiaro per le scelte delle famiglie: 6 licei; istituti tecnici suddivisi in 2 settori con 11 indirizzi; istituti professionali suddivisi in 2 settori e 6 indirizzi.

LICEI
Quattro dei sei diplomi liceali (classicoscientificolinguistico, delle scienze umane) si pongono in continuità per durata, numero e tipo di materie e orari (allineati sulle 30 ore settimanali, 27 nel biennio iniziale, ad eccezione del liceo classico che prevede 31 ore nel secondo biennio e nel quinto anno) – con i tradizionali corsi di ordinamento. Ad essi si affiancano il nuovissimo liceo musicale e coreutico (32 ore settimanali) e i percorsi artistici che, da oltre quaranta, si riducono a sei, con un orario settimanale di 34 ore al biennio iniziale e di 35 ore nei tre anni successivi.
Si segnala, inoltre, il debutto di due nuovi percorsi opzionali senza il latino (scienze applicate ed economico-sociale), nei quali confluiscono alcune delle più apprezzate sperimentazioni degli ultimi anni.
Tra le novità, lo studio per cinque anni di una lingua straniera in tutti i licei, di una seconda lingua straniera nell’opzione economico-sociale del liceo delle scienze umane e di 3 lingue straniere nel liceo linguistico.

ISTITUTI TECNICI
Sono riordinati e rafforzati dalla riforma con una nuova identità fondata sull’asse scientifico-tecnologico, che ne esalta il ruolo come scuole dell’innovazione permanente. La precedente frammentazione dei percorsi (204 corsi, comprese le sperimentazioni) è superata con l’individuazione di 2 grandi settori e 11 indirizzi: il settore economico comprende 2 indirizzi, quello tecnologico 9. Il profilo educativo generale e i profili specifici degli indirizzi sono configurati in modo da rispondere efficacemente alle richieste del mondo del lavoro, anche delle libere professioni.
Il titolo consente un rapido inserimento nel mondo del lavoro (il diploma indicherà l’indirizzo frequentato e le competenze acquisite) e/o la continuazione degli studi in qualunque facoltà universitaria, oltre che nei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore, soprattutto in quelli che puntano sulle specializzazioni più richieste nelle aree tecnologicamente avanzate, attivati presso i costituendi istituti tecnici superiori. Tra le novità, la centralità del laboratorio nel processo di apprendimento e lo sviluppo di stage, tirocini e alternanza scuola-lavoro per apprendere in contesti applicativi.

ISTITUTI PROFESSIONALI
Con la riforma acquisiscono una nuova identità, fondata sulla cultura delle filiere economiche e produttive di rilevanza nazionale che caratterizzano i 2 settori fondamentali, Servizi e Industria e Artigianato, in cui sono compresi i 6 indirizzi. Tutti i percorsi formativi durano cinque anni e sono suddivisi in due bienni e in un quinto anno, al termine del quale gli studenti sostengono l’esame di Stato per il conseguimento del diploma di istruzione professionale. I nuovi istituti professionali hanno un ordinamento molto flessibile per interagire con i sistemi produttivi territoriali e rispondere alle esigenze del mondo del lavoro e delle professioni.
Il diploma consente l’accesso immediato al mondo del lavoro e/o la prosecuzione degli studi in qualunque facoltà universitaria, oltre che nei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore, anche presso gli istituti tecnici superiori.
Gli istituti professionali, inoltre, possono svolgere un ruolo complementare e integrativo rispetto al sistema di istruzione e formazione professionale di competenza regionale e continuare ad organizzare, in regime di sussidiarietà, nel quadro di intese con le Regioni, percorsi per il conseguimento di qualifiche triennali e di diplomi professionali quadriennali.
Per potenziare le competenze linguistiche degli studenti di licei e istituti tecnici è previsto l’insegnamento di una materia curricolare in una lingua straniera tra quelle previste dal percorso di studi (CLIL, Content and Language Integrated Learning).

Il sistema di istruzione e formazione professionale
Anche il sistema di istruzione e formazione professionale di competenza regionale (IeFP), ha ora un’ordinamento di rilievo nazionale che prevede qualifiche triennali e diplomi quadriennali già definiti a livello nazionale nella sede tecnica della Conferenza StatoRegioni. Sono ulteriori opportunità per i giovani, chiamati ad esercitare il proprio diritto-dovere all’istruzione e alla formazione sino al conseguimento di un titolo di studio, oppure di almeno una qualifica professionale triennale entro i 18 anni.
Aumenta l’offerta formativa per rispondere alle esigenze dei ragazzi e delle famiglie. Oltre ai corsi offerti dai licei, dagli istituti tecnici e dagli istituti professionali, i giovani potranno scegliere di iscriversi ad uno dei percorsi formativi proposti dal sistema dell’istruzione e formazione professionale di competenza delle Regioni, per il conseguimento di una qualifica triennale e di un diploma quadriennale riconosciuti a livello nazionale.
La frequenza di tali corsi è utile ai fini dell’assolvimento dell’obbligo di istruzione e dell’esercizio del diritto-dovere a conseguire entro i 18 anni almeno una qualifica professionale triennale. Questi percorsi sono un’opportunità soprattutto per i giovani interessati ad una formazione che privilegi l’apprendimento in contesti applicativi e metodologie che valorizzino il saper fare, anche ai fini di un rapido inserimento nel mondo del lavoro.
Chi fosse interessato a continuare gli studi, avrà la possibilità di rientrare nel sistema scolastico per il conseguimento del diploma di scuola secondaria superiore, o di frequentare un apposito corso di preparazione organizzato d’intesa con le università. La stessa opportunità è offerta agli studenti della scuola secondaria superiore che intendano passare al sistema di IeFP per conseguire qualifiche e diplomi professionali.
Ecco l’elenco delle 21 figure professionali condivise con le Regioni, dal Ministero dell’Istruzione con il Ministero del Lavoro.
1. Operatore dell’abbigliamento 
2. Operatore delle calzature
3. Operatore delle produzioni chimiche
4. Operatore edile
5. Operatore elettrico
6. Operatore elettronico
7. Operatore grafico
8. Operatore di impianti termoidraulici
9. Operatore delle lavorazioni artistiche
10. Operatore del legno
11. Operatore del montaggio e della manutenzione di imbarcazioni da diporto
12. Operatore alla riparazione dei veicoli a motore
13. Operatore meccanico
14. Operatore del benessere
15. Operatore della ristorazione
16. Operatore ai servizi di promozione ed accoglienza
17. Operatore amministrativo – segretariale
18. Operatore ai servizi di vendita
19. Operatore dei sistemi e dei servizi logistici
20. Operatore della trasformazione agroalimentare
21. Operatore agricolo

La riforma riguarda anche altri aspetti:
– la necessità di dare spazio all’approfondimento delle nozioni chiave: molti istituti, spinti anche da problemi legati agli orari dei mezzi pubblici, avevano ridotto le ore a 50 minuti, aumentando di conseguenza il numero delle materie da studiare. La riforma, ripristinando le ore da 60 minuti, intende invece diminuire il numero delle materie, per consentire agli studenti di rafforzare ed approfondire le nozioni trasmesse a scuola.
– il rafforzamento dell’autonomia scolastica: ogni istituto ha la possibilità di progettare dei percorsi in maniera autonoma, sulla base del proprio background, delle proprie caratteristiche e delle esigenze del territorio in cui è situato. Per far questo è possibile intervenire su una percentuale dell’orario (variabile dal 20 al 30%), coinvolgere esperti esterni alla scuola, operare in rete con altri soggetti del territorio, come scuole, università, centri di ricerca aziende, ecc.
– l’unione tra tradizione e modernità: a questo proposito sono stati introdotti i seguenti provvedimenti: rafforzamento della componente scientifica nei curricula scolastici tramite un incremento orario di materie quali matematica, fisica e scienze; insegnamento della lingua inglese in tutti gli istituti per la durata complessiva dei cinque anni; introduzione dell’insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera; utilizzo dell’informatica e delle nuove tecnologie come strumenti per l’apprendimento. Inoltre, si sostiene l’organizzazione di percorsi che permettano di superare la tradizionale rigida separazione tra mondo della scuola e mondo del lavoro, per rendere più “morbido” il passaggio tra questi due ambiti: spazio dunque a stage, tirocini e percorsi di alternanza scuola-lavoro. Ugualmente, si evidenzia la centralità della didattica laboratoriale per unire la tradizionale trasmissione di nozioni teoriche alla pratica diretta sul campo.