L’ingegnere biomedico è un professionista che coniuga le conoscenze tecniche legate all’ingegneria, come la fisica, la chimica, la scienza dei materiali e la biologia, con le competenze biologiche e mediche. A differenza del biotecnologo, l’ingegnere biomedico ha delle capacità organizzative e di progettazione che gli consentono di spaziare in diversi settori legati alla medicina.
Per diventare un ingegnere biomedico, dopo aver conseguito il diploma, bisogna iscriversi alla facoltà di ingegneria biomedica, che in alcuni casi richiede anche un test d’ingresso per l’accesso, che può essere vincolante o meno. Vi sono diversi atenei tradizionali che propongono questo tipo di laurea ed alcuni propongono anche un corso in inglese per favorire l’internazionalizzazione.
Si può però accedere al corso di laurea triennale anche nella modalità telematica, dando la possibilità di frequentare il corso anche a chi non può spostarsi nelle sedi universitarie e a chi preferisce studiare in maniera autonoma. Grazie alla piattaforma e-learning disponibile 24/24h, ad un corpo docenti specializzato e alla diffusione su tutto il territorio di sedi in cui svolgere esami, l’Unicusano è la soluzione perfetta, coniugando qualità e praticità nel conseguimento del titolo accademico.
Il piano di studi è orientato all’acquisizione di conoscenze tecniche basate sulla matematica, la fisica e le materie sanitarie e conoscenze ingegneristiche focalizzate sulla progettazione e l’organizzazione di piani di lavoro e ricerca anche complessi.Il percorso di studi richiede delle ottime capacità di ragionamento matematico, unite all’interesse per la ricerca e lo sviluppo e ad un’attitudine all’utilizzo di programmi di analisi e database. È una figura molto specialistica, che nel post laurea può focalizzarsi nei vari ambiti lavorativi, consentendo carriere interessanti e collaborando alla crescita di un settore che in Italia è in forte sviluppo.
L’ingegnere biomedico lavora sia in strutture pubbliche sia in strutture private e lavora a stretto contatto con fisici, biologi e medici, coordinando progetti di innovazione per il miglioramento delle condizioni umane nelle strutture e per garantire un maggior livello tecnologico ai sistemi medicali.
Può operare nella progettazione di strumenti ed attrezzature biomedicali, nella ricerca di soluzioni legate alla salute dei pazienti, all’alimentazione e all’ambiente, allo sviluppo di soluzioni ingegneristiche per la produzione di protesi e alla gestione delle apparecchiature biomedicali negli ospedali.
Un altro ambito di applicazione molto interessante è la possibilità di lavorare nell’informatica biomedica, la cui principale applicazione è la gestione informatizzata dei database sanitari e soprattutto la gestione di dati ed immagini relative agli esami dei pazienti. Quest’ambito è davvero molto importante per l’avanzamento tecnologico del settore sanitario, perché una tecnologia più efficiente per i medici, aiuta nell’anticipare le diagnosi e di lavorare in piena sicurezza.
La professione è strategica per la sanità ed in Italia è regolamentata dal D.P.R. 5 giugno 2001, n. 328 (G.U. 17 agosto 2001, n. 190, S.O.), che sancisce nello specifico le attività che può svolgere un ingegnere biomedico. Oltre all’ambito pubblico e privato, l’ingegnere biomedico può lavorare anche in maniera autonoma, svolgendo attività di consulenza presso aziende farmaceutiche, industrie biomedicali e presidi ospedalieri.
Questo tipo di professione consente una maggiore libertà di spaziare tra vari progetti, consentendo lo sviluppo di competenze trasversali che si rivelano molto utili per la ricerca e l’innovazione in diversi settori. Richiede un maggiore impegno dal punto di vista della ricerca dei clienti e del posizionamento, ma è un tipo di professione molto stimolante.